Punto di Vista

Formazione e industria 4.0

di Roberto Nicoletti – responsabile relazioni sindacali Federformazione

Uno dei temi che le start up si trovano ad affrontare per processi produttivi innovativi e come elemento di forza del progetto

Da ormai diversi anni sentiamo parlare di Industria 4.0, con l’idea di etichettare il processo di progressiva e sempre più forte integrazione delle tecnologie digitali all’interno delle realtà produttive ed operative del mercato globale. Il termine SMART, a questo proposito, è entrato prepotentemente nel linguaggio comune per definire la nuova frontiera dell’economia proiettata al futuro, e caratterizzata da un approccio brillante, intelligente, veloce, al di fuori delle limitazioni spazio-temporali.

Ma dobbiamo anche essere attenti, in questi casi, a non farci ingannare dal fascino della semantica, e andare oltre il paravento delle “belle parole”, per entrare davvero nel merito dei concetti. Non basta dire SMART per dare valore aggiunto ad un’idea o ad un progetto.

La Quarta Rivoluzione Industriale prevede l’introduzione nel mercato di nuove tecnologie: tecniche di produzione avanzate, strumenti per l’analisi e la condivisione di dati, comunicazione digitale, robotica e intelligenza artificiale entreranno in maniera sempre più determinante nelle realtà professionali, e cambieranno il “lavoro”, per come lo abbiamo storicamente conosciuto. Oltretutto, e questo è un forte elemento di novità rispetto ai grandi cambiamenti del passato, in questa nuova visione tutti gli elementi di innovazione saranno fortemente interconnessi fra di loro, fino alla creazione di un ideale nuovo “ecosistema” che sarà il nuovo universo di riferimento per tutto il mercato.

Partendo da quanto detto fino ad ora, è facile capire come mai in tutti i Paesi d’avanguardia, Italia compresa, siano stati varati programmi di finanziamento e sostegno alla nascita di start-up a forte carattere tecnologico e innovativo, con lo scopo di cavalcare l’onda dei cambiamenti e tenere il passo della Rivoluzione in atto. Ma bastano tecnologie avanzate e finanziamenti per proiettarsi nell’Industria 4.0?

Dal nostro punto di vista, sono presupposti necessari, ma non sufficienti. Per questo è necessaria una riflessione in merito al ruolo e al valore degli individui in questo straordinario cambiamento che stiamo vivendo. Secondo la nostra visione, si sbaglierebbe infatti totalmente prospettiva se si immaginasse un nuovo mondo del lavoro in cui la crescita della componente digitale e tecnologica portasse ad una diminuzione dell’importanza delle singole persone, o quanto meno ad una standardizzazione (con conseguente appiattimento) delle competenze.

Catena di montaggio di Mirafiori

Il vero vantaggio dell’era SMART rispetto al passato, invece, è rappresentato da importanti picchi nella ricerca dell’eccellenza, e quindi, in questa logica, il nuovo universo tecnologico deve essere popolato di individui con competenze forti, specializzate, situate, in grado di leggere i cambiamenti e di reagire in tempi rapidi. Il capitale umano non può che essere il vero patrimonio della crescita all’interno della cornice di riferimento dell’Industria 4.0: solo l’apporto qualitativo della conoscenza e della creatività umane può rendere vincente l’economia delle idee. In base a tutto quanto detto, come possiamo rendere le persone protagoniste di questo epocale processo di cambiamento? Gli investimenti maggiori dovranno andare nel campo della formazione, e in senso più ampio nella gestione delle risorse umane. Dovremo essere capaci di strutturare processi formativi che possano operare sulle competenze specifiche e circostanziate di individui inseriti in contesti organizzativi complessi, che partano da una interpretazione profonda dei bisogni aziendali, per arrivare alla co-costruzione di un filo logico che tenga conto di tutti gli elementi in gioco: il mercato, l’impresa e la persona.

La formazione non dovrà più avere nulla di standardizzato, ripetitivo e mnemonico, ma diventare lo strumento principe attraverso cui le risorse umane possano apprendere ad interagire con il proprio ambiente, interno ed esterno, con tutti i diversi stakeholder, maturare la capacità di leggere le singole situazioni e reagire in modo preciso ed efficace, e poter applicare ad un problema, senza vincoli di tempo e spazio, la soluzione più adatta.

Perché le persone non vivano con senso di smarrimento e paura i cambiamenti della Quarta Rivoluzione Industriale, dovremo saper mettere in campo strutture formative di alto livello che possano accompagnare ed assecondare il processo: per una Industria 4.0, servirà una formazione 4.0.

E se, come sosteneva il compianto professor Zygmunt Bauman, la modernità è “liquida”, con il giusto apporto formativo, saremo in grado di berla come un piacevole bicchiere di acqua fresca.

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