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Tra wellness e TikTok ecco il lancio di Builtdifferent

Ha di recente preso il via l’avventura di BuiltDifferent, e la versione beta, ma comunque pienamente funzionante, dell’app è scaricabile sia dallo store android che da quello apple.
Per comprendere meglio di cosa si tratti e come proceda la vita di questa giovanissima startup torinese abbiamo intervistato due dei tre soci fondatori, Stefano Tazio e Riccardo Pirlea.


Abbiamo avuto modo di vedere su TikTok ed Instagram la challenge che avete lanciato e di cui tu sei il primo protagonista, sul social cinese ha superato le 500mila visualizzazioni, di cosa si tratta?

È prima di tutto un’occasione per me di rimettermi in forma. In passato infatti mi allenavo con grande regolarità, ma negli ultimi mesi tra impegni lavorativi e personali mi sono ritrovato a trascurare la palestra e soprattutto a vivere in modo decisamente sregolato dal punto di vista della dieta. Le conseguenze sono arrivate ben in fretta ed ora il fisico ne ha decisamente risentito, ma non c’è da disperare: come l’ho ottenuto la prima volta potrò facilmente ricostruirlo una seconda. È proprio con questo spirito che ha avuto inizio questa sfida, unire l’utile all’utile e quindi fare pubblicità alla nostra nuova app rimettendosi in forma, alla fine per me l’abbonamento è gratis quindi non vedo come potrebbe andare meglio (ride ndr).

Un’app semplicemente per ritornare in forma o c’è qualcos’altro?

Ovviamente Builtdifferent è ben più che una scheda di allenamento digitale. Si tratta infatti di un’applicazione che mira a portare al cliente una forma di wellness a 360°, attraverso un’azione mirata frutto della cooperazione tra uomo e macchina. Attraverso un certosino lavoro di data entry e programmazione stiamo infatti mettendo a punto un’intelligenza artificiale, che sarà comunque sempre supervisionata dai nostri coach, che sappia suggerire il miglior percorso di allenamento ai nostri clienti. Ma non ci limitiamo ad un allenamento che può tranquillamente mirare all’eccellenza, la nostra piattaforma si distingue infatti per la componente nutrizionale, infatti pensare di incrementare la massa magra senza la giusta alimentazione è un proposito ai limiti dell’impossibile. Non siamo ancora arrivati al biohacking, ma rappresentiamo un’ottima alternativa decisamente meno invasiva per coloro che vogliono migliorare la propria prestanza fisica in tempi brevi.

BIOHACKING: THE MORE YOU KNOW
Il biohacking consiste nel tentativo di modificare il proprio stile di vita, attraverso l’utilizzo di diversi metodi che possano in qualche modo, “hackerare” la biologia del proprio corpo per migliorarsi e sentirsi meglio con se stessi sotto ogni profilo, fisico e mentale.
È ormai quasi diventata una filosofia di vita, basata sulla sperimentazione continua, che mette assieme tante cose: la biologia, la neuroscienza e l’informatica.
Tra i suoi testimonials illustri, tra cui il miliardario Dave Asprey, che si definisce come “il primo biohacker professionista del mondo”, ha inventato ad esempio il Bulletproof Coffee, un caffè con l’aggiunta di burro che aumenterebbe l’energia e permetterebbe di lavorare tanto con poche ore di sonno.
“Biohacker” è anche il titolo di una serie Tv in esclusiva su Netflix. 

Diego Castagno

Stefano, parlando di concorrenti, non temete che Buddyfit, una piattaforma simile, possa rendere molto complesso sfondare sul mercato?

La presenza di concorrenti non ci spaventa particolarmente. Per aggirare l’ostacolo abbiamo deciso di puntare su un target ben preciso che se nelle nostre previsioni iniziali era 16-35, mentre con alcuni accorgimenti lo abbiamo poi ristretto a 16-25. Noi non puntiamo quindi allo stesso pubblico (Buddyfit punta ad un target più adulto), la segmentazione e la parcellizzazione del mercato possono essere utilizzate come un punto di forza per creare una community omogenea e profondamente fidelizzata. Un’altra differenza chiave rispetto a Buddyfit è la motivazione del cliente, infatti i nostri concorrenti propongono esercizi che possono essere fatti anche in casa, mentre noi richiediamo necessariamente l’accesso ad una palestra per allenarsi.

Se puntate ad una clientela così motivata non c’è il rischio che sia già in grado di provvedere da sé ai propri allenamenti?

La motivazione non è sinonimo di preparazione. Non è semplicissimo elaborare un piano di allenamento efficace e spesso anche i veterani si affidano a coach e personal trainer per farlo. Spesso le palestre mettono a disposizione gratuitamente una scheda, ma se non completata dà un concreto aiuto nella corretta esecuzione degli esercizi rischia di essere poco utile. Non è un caso che il supporto al cliente sia un punto centrale nella nostra app che oltre agli esercizi di tutorial propone anche la possibilità di contattare un allenatore professionista per chiedere consiglio. Poi è noto, per tutti c’è stata una prima volta e puntando ad un pubblico tanto giovane e motivato contiamo di poterlo intercettare prima dei concorrenti.

I gestori di palestre, Riccardo, saranno molto contenti…

In realtà in origine abbiamo rischiato addirittura di essere ostracizzati dalla palestra che frequentiamo!
Quando è iniziata a circolare la voce che lavoravamo ad una piattaforma per allenarsi il gestore ed altri suoi impiegati temevano volessimo portar loro via il lavoro, ma non c’è nulla di più sbagliato. Noi infatti puntiamo, come si è capito, a popolare ancora di più le palestre e a renderle più fruttuose, dando la possibilità di avere una sorta di personal trainer a chi non può permettersi di pagare un lavoratore qualificato magari anche oltre i 50 euro l’ora. Ora comunque tutti i problemi sono stati chiariti e meno male, se no avrei dovuto trovare un nuovo posto dove portare a termine la mia challenge.

Sarebbe stato grave dover cambiare luogo di allenamento?

In fin dei conti assolutamente no: l’app è in grado di adattarsi immediatamente ad ogni macchinario, sostituendo quelli che non sono presenti all’interno del proprio luogo di allenamento, ma la palestra è sempre più un luogo di aggregazione che avvicina persone di diversa estrazione sociale e dove coltivare nuovi rapporti e sarebbe stato un po’ un peccato dover ripartire da 0 da questo punto di vista. Abbiamo ascoltato la testimonianza di tanti studenti fuorisede che hanno trovato nell’esercizio fisico uno dei pochi contesti dove fare amicizia, visto che alcuni ambienti universitari risultano piuttosto alienanti. Torna quindi il concetto di community.

Una domanda per entrambi: com’è essere un giovane startupper?

S: Una fatica immensa! Trovandomi a dover gestire oltre a questa attività anche l’università (studia osteopatia ndr) il tempo per le mie passioni, tra cui paradossalmente l’allenamento stesso, è a dir poco ridotto all’osso. Adesso però vedere l’app che muove i suoi primi passi è affascinante e siamo davvero soddisfatti della prima risposta che abbiamo avuto a livello di download e sottoscrizioni.

R: Io un po’ più di tempo, avendo concluso gli studi (è laureato in economia ndr), ce l’ho, pur essendo un lavoro stimolante che permette, ed anzi obbliga, a conoscere un sacco di persone nuove, stringere contatti, informarsi ed essere sempre sul pezzo. Certo non si può negare che è una gran fatica e il mondo della burocrazia italiana non viene particolarmente in aiuto di coloro che provano a fare impresa. Gli incentivi non mancano, ma resta complesso e costoso il meccanismo stesso alla base della fondazione di una nuova azienda e questo potrebbe secondo me, ma penso sia parere comune mio e dei miei soci, demotivare profondamente un aspirante imprenditore innovativo.

E, ancora per entrambi, un’ultima domanda per entrambi: quali sono i progetti per il futuro sia vostro che dell’app?

R: Beh il mio futuro in questo momento lo sento profondamente legato a quello di BuiltDifferent ed al momento mi è difficile pensare tanto avanti da arrivare oltre al momento in cui non dovrò più dedicarle la maggior parte delle mie energie. Idealmente ci piacerebbe riuscire a portare un prodotto sempre più ricco, magari attraverso partnership con palestre ed integratori per offrire al cliente sconti e dunque ancora più servizi, oltre ovviamente che per incrementare il fatturato. Se poi il progetto decollasse vorremmo saggiare il mercato europeo ed eventualmente provare a costruirci una solida nicchia al suo interno.

S: Io innanzitutto devo arrivare a settembre e laurearmi, quando ci riuscirò mi sarò senz’altro tolto un bel peso e potrò dedicarmi a BuiltDiffernt ed Axland (un’altra sua azienda che si occupa di grafica e marketing) con maggiore concentrazione e soprattutto con la mente un po’ più libera e rilassata. Gli obiettivi per la nostra piattaforma li ha già elencati Ricky, ma mi sento di aggiungere che in tempi non troppo lunghi dovremo indire un altro round di investimenti per ampliare lo spettro dei servizi ed includere maggiormente le donne oltre a rendere più martellante una campagna pubblicitaria che sì è partita forte, ma su cui si è investito per ora davvero poco.

Davide Cuneo