Economia Circolare: la quadratura del cerchio?
Viviamo in un tempo di cambiamenti epocali, dalla sfida climatica a quelle economiche: per riportare equilibrio in un sistema che scricchiola forse occorrerebbe ripensarlo secondo i precetti dell’economia circolare. A differenza del tradizionale modello lineare “prendi, produci, usa e getta”, l’economia circolare si concentra sull’uso efficiente delle risorse, sulla riduzione degli sprechi e sul riutilizzo dei materiali per promuovere la sostenibilità a lungo termine. La sua applicazione sta infatti rivoluzionando giorno dopo giorno le pratiche industriali e commerciali a livello globale.
L’economia circolare potrebbe anche essere definita come un paradigma di produzione e consumo incentrato sull’ottimizzazione e il prolungamento del ciclo di vita dei prodotti. Questo approccio non solo mira a ridurre la creazione di rifiuti, ma promuove attivamente il recupero e il riutilizzo dei materiali al termine della loro prima vita utile. L’obiettivo è quello di reintrodurre questi materiali nel ciclo economico in modo che possano continuare a generare valore, creando opportunità per nuove produzioni senza dipendere esclusivamente da risorse vergini. Questa pratica non solo contribuisce alla riduzione dell’impatto ambientale, ma stimola anche l’innovazione in settori come il design dei prodotti, la gestione dei materiali e i modelli di business orientati alla sostenibilità a lungo termine.
Convenzionalmente è stata assegnata al 1966 la data di nascita dell’economia circolare, data coincidente con la pubblicazione dell’articolo “The Economics of the Coming Spaceship Earth”, di Boulding, economista britannico naturalizzato americano candidato al premio Nobel sia per la pace che per l’economia . A partire da qui si sono sviluppate diverse riflessioni sul tema del green, tanto che, dieci anni dopo la diffusione dell’articolo, l’economia circolare e il suo impatto sul sistema economico sono entrati a far parte delle tematiche d’interesse della Commissione Europea stessa.
Se si pensa che nella sola Unione Europea vengono prodotte oltre 2,5 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno, risulta evidente come approcciarsi a questo nuovo paradigma possa a tutti gli effetti rappresentare una tappa fondamentale per l’umanità. L’Europa ha infatti già iniziato ad adottare strategie più green: un esempio tangibile dell’impegno assunto dal Vecchio Continente è rappresentato dal voto favorevole del Parlamento Europeo nel 2021 per il nuovo piano d’azione sull’economia circolare. Questo piano si propone di guidare l’UE verso un’economia sostenibile, a zero emissioni di carbonio, priva di sostanze tossiche e completamente circolare entro il 2050. Tale iniziativa non solo mira a mitigare l’impatto ambientale delle attività umane, ma anche a promuovere l’innovazione e la competitività economica attraverso pratiche che valorizzano il recupero e il riutilizzo delle risorse.
Due secoli di sviluppo basato sull’economia lineare, frutto della rivoluzione industriale, hanno offerto enormi possibilità, diffuso benessere e progresso, e migliorato la qualità della vita di persone di ogni età e condizione. Tuttavia, questo modello di sviluppo ha anche portato a significativi squilibri ambientali e sociali. Oggi, il rapporto tra le attività umane e il Pianeta Terra è giunto a un punto critico. È possibile superare l’economia lineare e adottare un nuovo paradigma economico, culturale e sociale per garantire uno sviluppo sostenibile e il benessere di tutti i viventi, presenti e futuri? La risposta è probabilmente positiva.
L’economia circolare rappresenta la risposta strutturale più avanzata e completa per affrontare la questione della sostenibilità. Nel Circular Economy Action Plan del 2020, l’Unione Europea avverte che se continueremo a produrre e consumare risorse ai ritmi attuali, entro il 2050 avremo bisogno dell’equivalente di tre pianeti per soddisfare le nostre esigenze. Questo scenario rende urgente un cambiamento del paradigma economico, nonché una nuova consapevolezza ecosistemica. In Italia, un numero crescente di attività economiche produce e vende beni e servizi seguendo i principi dell’economia circolare; tuttavia, il pubblico spesso fatica a riconoscerle e quindi a sceglierle, mentre le stesse imprese non sono sempre pienamente consapevoli di operare all’interno di questo paradigma. Di conseguenza, imprese circolari e clienti sensibili non sempre riescono ad incontrarsi.
Entrando nello specifico di tali pratiche, sei sono i settori su cui si concentra l’economia circolare: agricoltura e alimentazione, industria manifatturiera, edilizia e architettura, tecnologia dell’informazione e delle comunicazioni (ICT), mobilità sostenibile, risorse naturali e gestione dei rifiuti.
Nel settore agricolo l’economia circolare promuove la gestione sostenibile delle risorse naturali attraverso pratiche come l’agricoltura rigenerativa e l’uso di fertilizzanti organici. I modelli di produzione alimentare circolare mirano a ridurre gli sprechi alimentari, a migliorare la gestione delle scorte e a promuovere la produzione di energia da biomasse.
L’adozione di principi circolari, in ambito manifatturiero, comporta l’uso di materiali riciclati, la progettazione di prodotti modulari e facilmente riparabili e la promozione di processi produttivi a basso impatto ambientale. Ciò include anche la pratica del “design for disassembly” (ossia una serie di principi incentrati sulla progettazione di prodotti che possano essere facilmente riparati, aggiornati o disassemblati) per agevolare il riciclaggio ed il riuso dei materiali al termine del ciclo di vita del prodotto.
Nel campo dell’edilizia, invece, l’economia circolare incoraggia la costruzione di edifici sostenibili con materiali riciclati o riciclabili, l’adozione di sistemi energetici efficienti e l’implementazione di pratiche di demolizione e smaltimento responsabili per ridurre il consumo di risorse naturali e l’emissione di rifiuti.
Il settore ICT potrebbe apparire più scollegato, ma gioca un ruolo cruciale in tale discorso attraverso l’estensione della vita utile dei dispositivi elettronici, il riciclaggio dei materiali elettronici, la progettazione di software per l’ottimizzazione dei processi e la riduzione dell’impronta di carbonio legata all’uso di tecnologie digitali.
Nel campo della mobilità, invece, l’economia circolare promuove soluzioni come il car sharing, il recupero dei componenti dei veicoli fuori uso, nonché lo sviluppo di veicoli eletnici, il riciclaggio dei materiali elettronici, la progettazione di software per l’ottimizzazione dei processi e la riduzione dell’impronta di carbonio legata all’uso di tecnologie digitali, notoriamente piuttosto energivore.
La gestione sostenibile delle risorse naturali e dei rifiuti è poi centrale nell’economia circolare. Ciò include il recupero di energia dai rifiuti, il riciclaggio dei materiali e l’adozione di strategie per ridurre la quantità di rifiuti prodotti. Si può dire pertanto che l’economia circolare non solo mira a mitigare l’impatto ambientale delle attività umane, ma offre anche opportunità significative per l’innovazione, la creazione di nuovi mercati e la promozione di modelli di business resilienti e orientati al futuro.