Inchiesta

Enerbrain

L’idea di base è quella dell’efficienza: usare meglio le risorse e spendere meno. Soprattutto nel comparto energetico, tanto costoso nelle bollette quanto impattante a livello ambientale. Di soluzioni ne vengono proposte molte, spesso costose, con interventi decisi. Ed è così che in questo ambito ha finito per vincere chi proponeva di muoversi in piccolo. Enerbrain è questo: un sistema Iot hardware e software, con sensori ambientali, che viene installato sugli impianti, calcola la temperatura e le altre variabili, spedisce il calcolo a una centralina che manda le informazioni rielaborate indietro, facendo settare gli impianti in modo ottimale.

Un’idea che sta avendo un larghissimo successo, e che nasce quasi per caso: «Quattro anni fa, durante un inverno molto freddo – racconta Giordano, uno dei creatori – il nostro fisico e padre dell’idea, Marco, ha notato che in casa c’erano sbalzi termini di 30 gradi, scoprendo che la regolazione della caldaia segue un parametro fisso non ottimale, ma ottimizzabile. Ci siamo sentiti e ne abbiamo parlato, io ero in Texas, e abbiamo deciso di far partire tutto a Torino». I due, più Filippo, iniziano a lavorare, e andando in giro riscuotono buoni feedback, che portano a un finanziamento privato di 70mila euro. I primi prototipi e installazioni registrano un risparmio superiore alle aspettative, del 30% su una bolletta aziendale di 250.000 euro. «Allora abbiamo iniziato a produrlo e a proporlo seriamente, assumendoci il rischio, facendo pagare solo a risultati ottenuti». Il successo arriva a valanga: un altro finanziamento da 270.000 euro, un team che oggi arriva a 24 persone, il passaggio dalla start up all’azienda vera e propria. «Adesso abbiamo molti clienti, soprattutto sulle grosse bollette. Nel secondo ipermercato Carrefour più grande d’Italia abbiamo realizzato il 40% di risparmio, e ora stiamo lavorando anche con Autogrill e Iren».

La domanda è sempre la stessa: come siete riusciti ad arrivare fino a qua? «Con un mentalità da start up all’americana unita a un problema pratico e reale. Poi con tanta raccolta informazioni, parlando con energy manager e tecnici. L’ambito non era il nostro, ma per certi versi è stato un valore aggiunto, perché venendo da fuori abbiamo portato un approccio diverso. Al cliente vendiamo tre cose: efficienza energetica, comfort per gli occupanti e riduzione di C02. Sono tutte cose che interessano». È facile fare startup in Piemonte? «In Italia è sempre difficile, anche se la nostra regione ha un background più grande ed è forte in alcune aree. Per noi il Politecnico è stato un interlocutore ottimo, da cui reperiamo costantemente ricercatori. Alcuni fattori poi ci hanno aiutati: facendo industria 4.0 abbiamo sgravi, e viviamo in un Paese con un costo dell’energia molto alto, quindi un buon posto dove parlare di efficienza. Un problema è che per chiudere un contratto ci vuole moltissimo tempo». Nel caso di Enerbrain i soggetti con cui confrontarsi sono stati validi: «Sicuramente l’Unione industriale e l’incubatore del Politecnico, i3P. Con la Regione abbiamo iniziato un percorso di internazionalizzazione che partirà a breve, mentre con il Comune di Torino abbiamo iniziato a parlare di una sperimentazione su alcuni edifici». Ma nel frattempo, Enerbrain va avanti: «Francia, Svizzera, Portogallo, Inghilterra, Giappone. Anche là stiamo facendo una serie di installazioni».

Condividi questo articolo

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *