Intervista

Alba Robot: Micromobilità per tutti

Ridurre le disuguaglianze è un tema chiave nella società di oggi, tanto da essere stato incluso tra i 17 obiettivi di Agenda 2030. Le disuguaglianze sono ormai un elemento caratterizzante del nostro modello occidentale, eppure alcune risultano più odiose di altre, come ad esempio l’impossibilità le persone con difficoltà motorie di accedere a determinate aree ed opportunità che sono invece aperte agli altri. È proprio in questo senso che agisce la startup Alba Robot, di cui abbiamo intervistato il CEO e co-founder, Andrea Bertaia.

D: Partiamo dal principio: di cosa si tratta e com’è nata Alba Robot?

A: La nostra azienda nasce nel 2019 con un preciso intento, ovvero cambiare radicalmente il mercato e le opportunità per quanto riguarda il trasporto di coloro che, per età o disabilità, non sono in grado di camminare per lunghe distanze. E nello specifico è proprio da mia nonna, Alba, la quale come molte anziane signore ha riscontrato in tarda età problemi di mobilità, che si può dire parta questo progetto, pensato per la prima volta nel 2016. Va anche detto che ALBA è anche l’acronimo di Advanced Light Body Assistant, dunque come nome è ideale. Oggi coloro che non sono in grado di muoversi autonomamente all’interno di strutture come ospedali, aeroporti o musei si spostano principalmente su carrozzine spinte da operatori, un servizio non sempre efficiente e pesante per il personale delle strutture. Il contesto però, con l’avanzare di tecnologie quali la guida autonoma e l’intelligenza artificiale potrebbe presto mutare ed iniziare ad offrire nuove soluzioni di mobilità che non richiedano l’intervento di un operatore ed al contempo forniscano un’esperienza più confortevole agli utenti.

D: Un progetto ad alto impatto sociale, dunque…

A: Esatto e, onestamente, io ed il mio team ne siamo orgogliosi. Sono particolarmente fiero di tutte e 20 le persone che lavorano con me al progetto e sono sicuro che l’aspetto sociale sia stato fondamentale per la creazione del team attuale e di quello futuro, vista la qualità delle candidature che riceviamo sia come giovani talenti che come professionisti senior. Un ringraziamento va anche all’incubatore del Politecnico di Torino che ci accoglie nei suoi spazi e che ha contribuito allo sviluppo e alla crescita della startup.

D: Ho sentito che per testare i primi prodotti è anche stato coinvolto l’aeroporto di Torino Caselle

A: Corretto, ma non è solo l’aeroporto di Torino ad essere coinvolto. Al momento ci stiamo concentrando sull’offrire una piattaforma di micromobilità a guida autonoma per supportare luoghi come musei, ospedali ed aeroporti e renderli più accessibili e confortevoli per tutti attraverso una soluzione di mobilità autonoma end-to-end. In questi mesi stiamo iniziando la produzione della pre-serie di veicoli che entreranno in fase commerciale alla fine del 2023 sia in progetti nazionali che internazionali.

D: Interessante, avete già avuto contatti con aziende ed istituzioni altri Paesi?

A: Sì, anche se al momento siamo ancora nelle fasi iniziali dei primi colloqui, abbiamo avuto contatti nel Regno Unito, Francia, Stati Uniti e addirittura in Arabia Saudita. L’Arabia, in particolare, sta investendo molto sulla nuova mobilità. Si stanno realizzando da zero nuove città con l’obiettivo di renderle attraversabili in 15 minuti e la guida autonoma è una delle tecnologie più interessanti su cui investire.

D: Quanto contano le intelligenze artificiali, l’argomento del momento, nel vostro progetto?

A: Questo tipo di tecnologia sta facendo passi da giganti nel settore della mobilità. Diventano fondamentali la qualità e la quantità dei dati raccolti dai sensori per addestrare le reti neurali che devono riconoscere ed evitare gli ostacoli e  rendere più semplice la navigazione per coloro che hanno difficoltà ad orientarsi. La sfida più importante resta sempre e comunque quella della sicurezza per i passeggeri, un elemento su cui lavoriamo molto per garantire gli standard più elevati. Ma se la sfida è difficile, diventa ancora più gratificante lavorarci, superando le difficoltà che un’innovazione

D: C’è qualcosa che vorresti ancora citare sul Alba Robot che non abbiamo ancora approfondito?

A: Ci terrei ad aggiungere che, oltre all’importanza e al valore tecnologico del progetto, sono davvero contento di come si stia evolvendo il design dei nostri veicoli. Un veicolo bello a vedersi, infatti, potrà raggiungere più facilmente l’obiettivo di far adottare alle diverse strutture le nostre flotte di veicoli, con il rilevante impatto sociale di poter ridare maggiore libertà e indipendenza a chi oggi ha difficoltà a spostarsi. Ed è un valore aggiunto questo che, a parer mio, non dev’essere assolutamente sottovalutato.

D: Per concludere, una delle domande più consuete: com’è essere uno startupper in Italia?

A: Non posso mentire, è molto faticoso. Per avviare un’impresa innovativa in Italia sono necessarie delle energie e soprattutto una forte motivazione a portare avanti il proprio progetto. La burocrazia italiana onestamente non semplifica le cose. Tuttavia, rispetto a quando ho mosso i primi passi nell’ambiente dell’innovazione tecnologica, l’ecosistema innovativo italiano è ora senz’altro in crescita e le opportunità per innovare aumentano di anno in anno.

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