Intervista

… Adriano!

Mirko Bretto (Domethics): “Vecchi devices ritornano in vita per rendere le nostre case smart”

“Una ricerca effettuata negli ultimi anni dall’Unione Europea ha dimostrato che ci sono circa 700 milioni di Smartphone inutilizzati nelle case dei cittadini, circa due per ogni adulto, e ben 6 miliardi, quasi uno a testa, in tutto il mondo: non sarebbe un eccezionale risparmio di risorse se fossimo in grado di dargli una nuova vita?” Dalle parole di Mirko Bretto si evince chiaramente quale sia l’idea di base da cui nasce Adriano il nuovo prodotto della PMI innovativa torinese Domethics(di cui Mirko è COO),un apparecchio che non solo vuole andare oltre la classica domotica ed inserirsi perfettamente nel mondo delle Smart Home, ma anche portare un effetto positivo all’ambiente ed alla società in generale.

Adriano, questo il nome della creazione di Domethics, consente di recupare vecchi devices, come smartphone, ormai inutilizzati e rimasti al fondo dei cassetti me trasformarli in un apparecchio di domotica a impatto 0.

“Ormai Domethics, il cui nome deriva dalla fusione dei lemmi domotica ed etica, esiste da ben 10 anni e di strada, dai lontani tempi della sua fondazione nel Delaware (USA), ne è stata percorsa parecchia,i capelli del nostro team si tingono sempre più di bianco, chi li ha ovviamente!” scherza Bretto, che prosegue “Il nostro team si è occupato ormai da ben 10 anni di Smart Home e la crescente fiducia verso questo tipo di dispositivi, percepiti fino al 2016 dal 60% della popolazione come complessi e pericolosi, ci ha spinto a decretare che le prime due caratteristiche del nostro prodotto dovevano essere la semplicità e la completezza. Ciò che ci ha stupiti è stato giungere alla conclusione che un prodotto di questo tipo si presenta esattamente come uno Smartphone”. Il processo creativo era, in ogni caso, solo agli albori, così infatti procede Mirko: “Un’ulteriore rivelazione è arrivata quando Apple ha optato per la rimozione del caricatore dalla confezione dei nuovi iPhone in vendita, spiegando come varie indagini di mercato avessero dimostrato che nella maggioranza delle case ce ne sono già più di uno inutilizzati. In effetti, come appurato dall’indagine sopra riportata, le case della maggior parte dei cittadini contengono al loro interno almeno un vecchio Smartphone inutilizzato, oggetti dal potenziale ancora notevole e tuttavia obsoleti dopo appena 20 mesi di vita, che rappresentano una ricchezza tenuta immobile ed inutilizzata, uno spreco veramente assurdo di materie prime fondamentali come oro e terre rare! Da qui l’idea di provare a creare un apparecchio in grado di ridare vita a questi strumenti ormai inutilizzati, rigenerandoli e convertendoli in Smart Home, un po’ come i nostri telefoni vengono utilizzati per il Car Play nelle auto di nuova generazione”.

Un’intuizione questa davvero eccezionale che non a caso ha permesso non solo di raccogliere ben 58000 dollari in appena un mese su Kickstarter, ma è valsa anche il prestigiosissimo premio Innovation Award al CES (Consumer Electronic Show ndr) di Las Vegas del 2022, una sorta di Oscar all’innovazione tecnologica per intendersi tra profani.

Ma quali sono le caratteristiche tecniche di Adriano? “La maggior parte di questo cimitero di Smartphone disseminato nei cassetti di tutto il mondo si origina da un problema che tutti noi abbiamo affrontato, ossia l’inevitabile usura della batteria. – spiega il COO –  Per ovviare a questo grattacapo il team ha lavorato ad un apparecchio che si colleghi al vecchio telefono e lo mantenga costantemente alimentato senza che quindi debba più far ricorso alla batteria esaurita. Sono stati testati con successo telefoni davvero obsoleti, come l’iPhone 6 (uscito nel 2014 ndr), la cui intelligenza tuttavia è ancora ben lontana dall’inutilità. Grande attenzione è stata poi rivolta non solo ai materiali di assemblaggio, selezionati per esser i più vicini possibili all’irraggiungibile impatto 0, ma anche a quelli di imballaggio, progettati secondo un modello modulare per poter in futuro aggiungere o togliere facilmente scomparti in base alle esigenze, e realizzati interamente in cartone ecosostenibile. Una telecamera intelligente fornita del Gesture Control è senza dubbio l’elemento principe del dispositivo, infatti è attraverso di essa che, potremmo dire, si giunge ad una crescita per la società oltre che per il confort dell’individuo”. Non è un caso che il nome scelto infatti sia Adriano: “Lo abbiamo scelto in onore di Adriano Olivetti, – aggiunge Bretto – stimatissimo non solo da me ma da tutti i membri del team, ‘l’inventore’ per così dire del concetto di umanizzazione della tecnologia, ovvero l’idea di arrivare ad una tecnologia al servizio dell’uomo e della comunità a 360 gradi.”

E infatti se già le caratteristiche tecniche suggeriscono una notevole attenzione al comparto ambientale, le funzioni primarie di Adriano spaziano da quest’ultimo al sostegno sociale di elementi deboli, come ci racconta ancora Mirko: “Non solo le persone anziane si troverebbero ad avere in casa un assistente a cui segnalare attraverso comandi davvero basilari le emergenze, ma in futuro l’assistenza domiciliare potrebbe fare ampio uso di strumenti come questo per permettere ad un operatore di badare contemporaneamente a più persone non del tutto autosufficienti in un’area seppur ristretta e dedicarsi maggiormente all’uno o all’altro in base alle contingenze. A ciò va aggiunta la possibilità di lasciare che sia questo elemento tecnologico a gestire in autonomia il riscaldamento e le luci per garantire un risparmio fino al 30% per quanto concerne l’elettricità e cifre non dissimili per il gas”.

Se a questo risparmio economico si coniuga un beneficio ambientale ulteriormente incrementato dall’utilizzo di apparecchi già considerati morti ed inutili risulta ancor più evidente la ragione del successo di questa iniziativa. Se tuttavia non fosse ancora chiaro quanto un anno di utilizzo di un apparecchio obsoleto renda in termini ambientali basterà dire che secondo le stime degli scienziati un anno in più di utilizzo di un apparecchio obsoleto contribuisce a diminuire la CO2 nell’atmosfera in una quantità non dissimile rispetto a quanto potrebbe contribuire un albero.

Un risultato quello di Mirko Bretto e del suo team di sicuro positivo che può rappresentare un esempio per chi ha un’idea e vuole avviare una impresa : “In Italia i nostri imprenditori che tentano di aprire una StartUp innovativa si trovano spesso a temere di condividere le loro idee con altri col timore che gli possano venire sottratte, ma sono, a mio avviso, in errore: all’interno del processo che porta una nuova attività ad imporsi l’idea vale appena il 10% rispetto al lavoro complessivo, in casi eccezionali potrebbe arrivare al 20%, ma la vera differenza la farà l’impegno e la dedizione, nonché la possibilità di trovare un primo investitore. Anche noi inizialmente abbiamo notato quanto per far decollare un progetto trovare il primo investitore sia un passaggio cruciale e quanta diffidenza vi sia in questo tipo di investimento nel Bel Paese, forse proprio a livello concettuale. Il mio consiglio per chiunque abbia un’idea e pensi di poterla sviluppare in qualcosa di concreto è non temere di parlarne con altri, a Las Vegas tra le cose che ho più apprezzato è stato proprio il flusso di idee discusse da una vasta pluralità di individui, ma anzi discuterne e cercare di capirne i punti deboli attraverso una visione altra. Molto difficilmente qualcuno ruberà la vostra idea, state tranquilli!”

Bretto conclude osservando come “Serve riflettere anche sulla politica di investimenti che il nostro Paese mette in campo per le StartUp; se abbiamo un numero di incubatori davvero notevole anche rispetto alla media occidentale, soprattutto al Nord, d’altra parte c’è grave carenza di investimenti diretti su queste realtà emergenti che sono però fondamentali per la loro crescita e per fondare un nuovo ecosistema che divenga più simile a quello di altri paesi dove la maggioranza di coloro che non sono impiegati in grandi aziende sono recuperati proprio attraverso l’impiego in StartUp.”

Davide Cuneo