Editoriale

IA: un punto intelligente da cui partire

Torino, l’area metropolitana e l’intera regione Piemonte sono sicuramente un’area geografica da sempre caratterizzata da un’attenzione all’innovazione, all’alta tecnologia e alla qualità nel fare impresa.
Nello specifico poi la nostra città e la nostra provincia sono da sempre fucina di sviluppo di ricerca, innovazione, competenze tecnologiche, sia per quanto riguarda le aziende sia per quanto riguarda le istituzioni pubbliche e private. Qualcuno potrebbe dire che lontani dai fasti della finanza e del marketing di altre città, sotto la Mole si respira aria di concretezza e capacità di portare a termine progetti, concentrarsi e di ottenere risultati. Magari meno spettacolari e dirompenti di altre situazioni geografiche, ma non per questo meno concreti o forieri di possibili sviluppi.
L’attribuzione alla Città del Centro Nazionale per l’intelligenza artificiale rappresenta sicuramente un segnale, un riconoscimento. Ma non può che essere il punto di partenza perché ormai l’intelligenza artificiale attraversa trasversalmente tutti i settori del sapere fare. È quindi un ottimo punto di partenza, ma Torino ha già ben consolidate molte altre realtà nel settore dell’innovazione: dall’intero settore dell’automotive all’aeronautica, solo a titolo di esempio.
Inoltre a Torino e nella nostra regione hanno una forte rilevanza l’industria culturale (ricordiamo eventi come il Salone del Libro) e la produzione agricola sostenibile, l’enogastronomia e l’attenzione al territorio, che si potrebbero definire l’altra grande industria culturale del nuovo millennio.
Torino poi ripone grandi energie e attenzioni anche nella sfera dell’impresa sociale.

Tutti questi domini, questi ambiti devono però essere costantemente oggetto di attenzione da parte dell’ente pubblico e in generale di tutti gli stakeholder che hanno a cuore la comunità locale.
Non si tratta tanto o soltanto di provvedere a risorse finanziarie. Ma si tratta di saper creare un clima in cui il mondo dell’impresa, degli stakeholders, degli enti pubblici, del sistema della formazione comunichino, nel rispetto dell’autonomia di ciascuno, per sviluppare ambiti fondamentali.
Tra questi sicuramente la formazione e l’alta formazione. Torino il Piemonte devono diventare dei poli universitari internazionali, confermando la vocazione che già da molti anni è in crescita. E probabilmente può essere questo il momento e l’occasione per cercare di accrescere ulteriormente questa vocazione della nostra regione e farla diventare una sorta di capitale europea dell’alta formazione.
Un altro aspetto notoriamente fondamentale è lo sviluppo delle startup, che oggi rappresenta il principale strumento per creare Open Innovation. È necessario anche in questo caso un quadro in cui, nella piena autonomia e libertà decisionale di tutti soggetti, sia facile creare confronto, dialogo e connessioni tra le startup, gli incubatori, gli acceleratori, le istituzioni pubbliche e private, i finanziatori, i business angel e in generale il sistema formativo.
Essere a fianco delle imprese già presenti, attirarne di nuove, fare del Piemonte una capitale della formazione, dell’alta formazione, della ricerca, dell’innovazione, delle startup permetterà di ridefinire gli assi di sviluppo della nostra economia e della nostra collettività.
Senza dimenticare che in un rapporto di causa effetto iterativo una città accogliente e ricca di offerte culturali e di divertimento (al di là delle immediate ricadute economiche del settore turistico) è una città che attrae imprese; e a sua volta una città che attrae imprese è una città più ricca che può offrire ai cittadini e a chi viene da fuori più occasioni per una migliore qualità della vita.

Sempre di più il benessere di un territorio si gioca sulla sfida, ma anche sulla collaborazione, con altri territori, andando a definire specifiche visioni e specifici stili.
Noi abbiamo tutti gli elementi per definire in modo innovativo e in modo sostenibile il nostro modo di fare impresa e il nostro stile di vita come comunità e collettività.
È la nostra sfida.
Una sfida che non possiamo perdere.

Andrea Araldi