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I plastigomerati dell’antropocene

Su “Tracce, L’impronta degli esseri umani sulla terra,” un progetto di Radio 24, ci sono sei podcast che raccontano l’Antropocene con lo sguardo del “multidisciplinare”, dal filosofico al sociale e all’economico.
Si parla dell’influenza che l’agire umano ha sull’ambiente e si descrive uno dei ritrovamenti più inediti ed inquietanti degli ultimi anni, i “plastiglomerati”, altrimenti detti Tecno-fossili, sabbie fuse o lava che inglobano pezzi di plastica o reti da pesca.
Per Tecno-fossili si intendono solitamente tutti quei materiali la cui decomposizione è lenta e molto difficile e che ragionevolmente saranno rinvenuti dalle generazioni future, una sorta di traccia indelebile o quasi che lasceremo in eredita alle generazioni future.
Tra questi artefatti super resistenti prodotti dall’uomo che potrebbero essere ritrovati dai ricercatori del futuro ci sono il cemento e le scorie radioattive, ma soprattutto le plastiche, vera e propria emergenza del nostro secolo.
Un report del WWF del 2020 rivela tracce di microplastiche non solo nel mare, ma anche nell’atmosfera ed in depositi terrestri e marini, inglobati negli strati rocciosi del nostro pianeta.
Le microparticelle di inquinanti restano intrappolate nei sedimenti ed entrano a far parte della morfologia della terra.
In pratica non solo “piovono plastiche”, come si evince da uno studio condotto negli Stati Uniti da USGS, il cui titolo è appunto “Sta piovendo plastica”, perché le particelle sono trascinate nell’atmosfera e poi ricadono sulla terra in forma di neve di acqua piovana. Il caso dei plastigomerati è interessante proprio perché si tratta non di plastica fossile, ma di “fossili” con dentro oggetti di plastica, simili in tutto a quello dei celenterati della plastica”. I secondi sono del protozoico superiore, i primi dell’Antropocene, quello in cui stiamo vivendo nel XXI secolo e quello della tecnosfera, fatta di tutti i manufatti che la specie umana produce e consuma nel quotidiano, dai ponti, ai vestiti ed alle automobili. E che pesa oggi circa 30 miliardi di miliardi di tonnellate, ossia più o meno 50 chilogrammi per metro quadrato di superficie terrestre.

Diego Castagno