Speciale Torino

Dove volano i sogni

di Moreno D’Angelo

 

Anche in Piemonte il cuore della ricerca oggi passa sempre più dagli incubatori. Strutture preposte con i loro servizi a sviluppare e valorizzare progetti, idee innovative e soprattutto start up, frutto dell’intramontabile genio italiano che però senza un piano o un supporto che le trasformi in impresa, rischierebbero di perdersi.

Ovviamente valorizzazione e sviluppo, attuato attraverso un business plan e un percorso di incubazione, facilita il prezioso contatto con gli investitori (istituzionali, venture capital, business angels) sempre più attenti dalle prospettive della ricerca diffusa. Soggetti che così possono avere un quadro più chiaro del progetto d’impresa innovativa, trovando nell’incubatore un referente che consente una presentazione ed un’analisi dei progetti passibili di finanziamento secondo parametri e criteri condivisi. Iter necessario per far sì che si passi da “idea” a “prodotto” e da prodotto a “business” In questo ambito un ruolo fondamentale è costituito dai tre incubatori universitari piemontesi. Tre prestigiose e distinte realtà che seguono campi di ricerca e approcci diversi. Non a caso Massimiliano Ceaglio, direttore operativo dell’incubatore I3P di imprese Innovative del Politecnico di Torino, precisa: «Siamo complementari. Non ci sovrapponiamo agli altri in quanto specializzati nel fornire supporto operativo e concreto allo sviluppo più veloce possibile di strategie per portare le aziende sul mercato. In questo siamo tra i più grandi a livello nazionale». Ceaglio aggiunge: «Dev’essere così anche perché sediamo insieme allo stesso unico tavolo di fronte all’interlocutore istituzionale Regione Piemonte».

Nel dettaglio all’incubatore del Politecnico, che si occupa di tecnologia e innovazione fornendo alle start up un supporto operativo di crescita in collegamento con le espressioni imprenditoriali del territorio, si affianca 2i3P, Incubatore Università di Torino, che parte dalla ricerca accademica per creare imprese innovative, sperimentando applicazioni nel campo della biogenetica e biotecnologia, oltre a nuove modalità e sistemi per codificare quanto si esprime nel sociale.

A questi si aggiunge Enne3, incubatore universitario con sede in Novara che promuove progetti d’impresa innovativi dall’attitudine tecnologica, creativa e sociale in particolare nel Piemonte Orientale. Enne3 privilegia la ricerca indirizzata alla farmaceutica e non solo.

Vi sono altri soggetti con programmi e piani di supporto agevolati per start up innovative, come quelli dell’Unione Industriale, principalmente rivolti a formazione, alternanza scuola-lavoro e promozione di eventi per l’incontro con imprenditori di successo e altri soggetti. Non si tratta di incubatori ma di diverse realtà aggregative che hanno nel coworking il loro core business. E’ il caso dello smart working Copernico, presente a Torino con un nuovo hub con uffici coworking e spazi eventi, o del programma Treatabit, supporto per start up digitali featured dell’incubatore I3P. Vi sono anche realtà private come “Rinascimenti Sociali”, che cercano, attraverso la ricerca, nuove strade non solo per analizzare ma anche per rispondere in modo innovativo a problematiche complesse come l’integrazione e a nuovi bisogni emergenti spesso legati alla crisi del welfare. In questo ambito opera SocialFare il primo Centro italiano per l’Innovazione Sociale attivo anche come acceleratore per start up a indirizzo social.

L’incubatore può costituire una sorta di termometro della febbre di innovazione sul territorio. Un soggetto che ha la sua mission nel promuovere e dare slancio alla ricerca tecnologica e alle idee più originali. In genere “l’incubazione” prevede un periodo di due anni prima che la start up possa affrontare con le proprie gambe il mercato.

In questo I3P del Politecnico di Torino rappresenta il principale incubatore universitario italiano. Un’eccellenza che si colloca ai primi posti anche a livello europeo. I numeri parlano di 57 aziende seguite e oltre 120 in preincubatura. Sono 217 le start up complessivamente ospitate in I3P con un giro di occupati che sfiora la significativa quota di 1600, con 96 brevetti elaborati e depositati. Oltre al peso dei numeri emerge la qualità dei progetti che continuano ad affermarsi attirando l’interesse di investitori e imprese anche da molto lontano.

Massimiliano Ceaglio non nasconde la soddisfazione per i risultati e i riconoscimenti raggiunti ma, da qualche tempo, deve fare i conti con un contesto di saturazione che sta limitando l’accoglimento di idee, con l’impellente domanda di nuovi e adeguati spazi.

«In Piemonte è cresciuta la propensione al lancio di progetti imprenditoriali innovativi, ma si tratta di un processo lento». Il direttore operativo di I3P sottolinea come: «Non vi sia ancora un’adeguata e ben strutturata comunicazione dall’autorità piemontese per “vendere” Torino come località “start up friendly”».

Il superamento di questo limite, e la necessità di dare un indirizzo autenticamente “start up friendly” alla città, ha portato Ceaglio a lanciare l’idea di trovare spazi per l’innovazione proprio alla stazione di Porta Susa. Una vetrina e un biglietto da visita smart per chi sogna una città meta privilegiata di ricercatori e di chi crede e investe in un settore che può essere in grado di dipingere il futuro. Un discorso complessivo che non riguarda solo i laboratori ma una “filiera dell’accoglienza” (casa, vitto, trasporti, qualità della vita) in grado di attrarre e facilitare la permanenza di startuppers sotto la Mole. Un discorso che sta particolarmente a cuore a Ceaglio che ricorda come la città sia diventata ospitale per tanti studenti e turisti e che ora dovrebbe fare in modo di attrarre anche i protagonisti del mondo legato all’innovazione.

Tra gli ultimi più significavi successi dell’I3P viene segnalato quello di Remete, una start up torinese (fresca vincitrice della XIII edizione di Start Cup Piemonte e Valle d’Aosta) che ha ideato un sistema per risolvere il problema dei rifiuti hi-tech (elettronica e informatica), recuperando senza inquinare metalli preziosi, terre rare. Un’innovazione che ha subito riscontrato un interesse globale. Si tratta di un esempio eloquente di quanto possa essere rapido, entusiasmante ed anche redditizio il successo di una start up che, senza il supporto dell’incubatore, difficilmente avrebbe potuto sperimentare la sua validità sul mercato.

Il Molecular Biotechnology Center in via Nizza 52 è una struttura molto grande, attiva dal 2006, che opera nella ricerca biomedica (patologie cardiovascolari, cancro, cellule staminali), sviluppando avanzate tecnologie per l’imaging molecolare e di bioinformatica. Si tratta di uno dei due poli (l’altro è in via Quarello 11) di 2i3T, l’incubatore d’Imprese di Unito. Un’eccellenza che privilegia la ricerca universitaria, tra hard sciences e umanities, con servizi per sostenere lo sviluppo di start up (ne sono nate 65) ad alto contenuto di conoscenza, esercitando un ruolo di “facilitatore” per sinergie tra ricerca accademica, nuove imprese, istituzioni e mercato, promuovendo anche partnership. Insomma non solo laboratori e camici bianchi ma una grande volontà di interagire con il mondo imprenditoriale, trasferendo tecnologia, aiutando nello sviluppo di brevetti.

Oltre all’Università degli studi di Torino l’incubatore 2i3T vede tra i soggetti costituendi Città di Torino, Città Metropolitana e Finpiemonte SpA.

Il direttore Giuseppe Serrao, responsabile del progetto 2I3T, sottolinea come il passaggio chiave sia quello dalla ricerca all’impresa e come il centro sia specializzato nella “medicina rigenerativa” e non solo. Sono infatti diversi i campi d’intervento che vedono nei laboratori di via Quarello prevalere la chimica farmaceutica mentre le biotecnologie sono di casa nel polo MBC di via Nizza.

Vi è anche spazio per scienze umanistiche, restauro di beni culturali, scienze dei materiali e difesa dell’ambiente. Un modo che consente la promozione di start up in settori come agroalimentare, scienze della vita, energia e digitale.

Oltre alla ricerca universitaria e scientifica di base c’è anche posto per le imprese che vogliono stare vicino alle ricerche con cui collaborano.

«Abbiamo in fase di incubazione 22 start up ma non sono tutte qui. Il nostro è un modello di accoglienza diffuso – precisa Serrao –  e una convenzione con le università consente di collocare le attività anche umanistico-sociali presso altri dipartimenti contribuendo alla diffusione della conoscenza». «I nostri veri riferimenti sono i 70mila studenti, i 2mila ricercatori ed i 1000 dottorandi. In particolare proprio questi ultimi, in parte destinati a essere futuri ricercatori e docenti».

«Puntiamo molto sulla diffusione della cultura imprenditoriale tra i giovani e su questo fronte stiamo riscontrando una maggiore sensibilità. Per questo presentiamo spesso testimonianze dei successi di alcune imprese avviate proprio tra i nostri ricercatori. Un discorso che riguarda ora anche imprese umanistiche e sul sociale» conclude soddisfatto il direttore operativo.

Nel dettaglio 2i3T accompagna chi ha un’idea innovativa nel percorso che va dall’analisi di fattibilità alla redazione del business plan. Questo anche attraverso attività di formazione e tutoraggio effettuato da esperti nella stesura del piano d’impresa. Alle competenze meramente scientifico tecnologiche della start up l’incubatore 2i3T affianca competenze gestionali aziendali, economiche e giuridiche.

L’incubatore svolge anche attività di scouting per individuare idee frutto della ricerca passibili di trasferimento tecnologico e competenze presenti nelle strutture di ricerca di UniTO. Questo supportando piani di comunicazione, team assessment e la preziosa attività di fundraising.

Infine la società incubata può avvalersi delle strumentazioni scientifiche per test, prove e prototipi di cui sono dotati i laboratori di 2i3T. «Mandateci un video di un minuto con le vostre idee e partecipare a MIR (Made In Research 2017)».

Nel vulcano di iniziative dell’incubatore universitario 2i3T si è anche lanciato un contest per la creazione di imprese innovative nel turismo. Le idee migliori, oggetto di una competizione, potranno trasformarsi in una start up.

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