Intervista

Dietro le quinte di CityZ, la startup dello Smart-Parking

Da poche settimane CityZ, startup torinese attiva nel mondo dello smart parking, ha raccolto 575 mila euro chiudendo il suo primo round di investimento. Così abbiamo deciso di intervistare Andrea Buri (CEO) e Fernando Falcone (CTO) per conoscere più da vicino questo progetto, i suoi fondatori ed i futuri passi dell’azienda.

Iniziamo dai fondamentali. Di cosa si occupa CityZ? «Costruiamo sensori di gomma adesivi che possono essere posizionati sull’asfalto per collezionare dati sullo stato occupazionale di un parcheggio; ma ci occupiamo anche dell’installazione dei sensori, della loro manutenzione e della comunicazione del dato ai clienti con cui integriamo la nostra piattaforma».
Quanto e perché questo servizio sia fondamentale è presto detto, e i fondatori hanno le idee ben chiare a proposito: «i dati sono l’oro del 21esimo secolo ed il mondo del parking ha pochi dati; in altre parole, la nostra startup “chiude il cerchio” nella raccolta di dati sulla mobilità urbana, integrando altri servizi, applicazioni e infrastrutture già esistenti». Tuttavia, la visione di lungo termine dell’azienda va ben oltre la commercializzazione di un sensore per parcheggi e guarda anche al mercato più ampio e complesso dei servizi e prodotti per smart cities, le città intelligenti del futuro. I fondatori, infatti, sono ben consapevoli dell’importanza crescente dei centri urbani nelle dinamiche socio-economiche globali, per cui sempre più persone si trasferiscono nelle città e l’ottimizzazione dell’efficienza cittadina diventa un imperativo categorico.
Il team di CityZ, però, è concentrato soprattutto sul presente. Per questo si impegna nel valorizzare il proprio servizio al massimo, sottolineandone i punti di forza e difendendolo dalle critiche dei detrattori. Il loro sensore, in effetti, è unico nel suo genere e rappresenta «la soluzione ottimale negli scenari in cui l’intervento sulle strade è oneroso, poiché l’installazione e la manutenzione del sensore sono davvero economiche e non sono richieste pratiche burocratiche impegnative». Senza considerare che «il sensore ha una durata di cinque anni e gli si può dare nuova vita con un semplice cambio della batteria».
Ma come sono giunti dei ragazzi under 30 a fondare, far crescere e gestire una realtà così innovativa? Sia per Fernando Falcone che per Andrea Buri il sogno di costruire una startup risale all’adolescenza, ovvero ai primi contatti con i racconti sui più grandi imprenditori americani del nostro tempo, come i classici Elon Musk e Mark Zuckerberg. Sono loro, infatti, che li hanno ispirati «ad essere coraggiosi e impavidi, a concentrarsi sulla creazione di valore per il mondo anche rischiando tutto», e che gli hanno insegnato a «non avere paura di essere troppo giovani per fare qualcosa di grande». Tra i modelli di riferimento, però, non mancano anche esempi italiani, tra cui Alberto Dalmasso, fondatore e CEO di Satispay.
Tuttavia, nonostante la fascinazione per i modelli americani, i fondatori non hanno assecondato lo stereotipo del genio che lascia l’Università per dedicarsi alla propria folle idea. Al contrario, guardano alla propria esperienza universitaria con gratitudine, perché è proprio nel contesto accademico torinese che hanno appreso «le capacità fondamentali per amministrare efficacemente il proprio tempo, riflettere sui problemi criticamente e mantenersi sempre curiosi verso la conoscenza del mondo». Comunque, ci tengono a sottolineare che «dalla teoria è necessario passare alla pratica, perché è lì che arrivano le soddisfazioni più grandi e si cresce».
E per quanto riguarda i prossimi passi di CityZ? La parola chiave è crescita. Prima approdando nelle diverse città italiane e poi, anche grazie ad un prossimo round di investimenti, affacciandosi sui mercati esteri. Tutto ciò, ovviamente, accrescendo anche le dimensioni del team.
In chiusura, possiamo affermare che l’intervista con Andrea Buri e Fernando Falcone non può che lasciarci intrigati dal progetto di CityZ. Questa startup, infatti, non solo opera a partire da una visione di un futuro innovativo e più sostenibile, ma riesce anche a proiettarsi in questo futuro attraverso un progetto ben studiato e decisamente scalabile.

Giovanni Occhipinti

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