Editoriale

Automotive in Piemonte: un settore in movimento

di Andrea Araldi

Molte iniziative disegnano uno scenario in cui Torino e la Regione possono giocare nel prossimo futuro un ruolo fondamentale per lo sviluppo dell’auto del futuro e per tutte le tecnologie connesse. E si tratta di un’occasione che riguarda le grandi multinazionali, le imprese del territorio ed anche le start up esistenti (e future) del settore.

FCA guida forse il gioco (secondo tradizione sabauda, volenti o nolenti) e investe nella ricerca. La Giunta Regionale ha appena compiuto l’ultimo passaggio per dare operatività allo schema di accordo di programma tra Ministero dello Sviluppo economico, Regioni Piemonte, Campania e Abruzzo e Provincia di Trento a sostegno del progetto di Fca Italy e Centro Ricerche Fiat. Un piano di attività di ricerca e sviluppo incentrato sul Veicolo per la mobilità del futuro e la Fabbrica Intelligente, con linee progettuali che puntano allo sviluppo di tecnologie per il miglioramento dell’efficienza dei motori, alle tecnologie per lo sviluppo di architetture ibride, alle tecnologie di comunicazione per il veicolo connesso geolocalizzato e al processo di sviluppo del prodotto e tecnologico totalmente digitalizzato. Il progetto verrà realizzato in Piemonte nei siti produttivi di Orbassano e Torino con un investimento regionale di 9 milioni.

Anche General Motors potrebbe puntare su Torino per farne l’head quarter dell’intera area EMEA (Europa, Medioriente, Africa). Il laboratorio di ricerca con sede Torino è già infatti considerato da GM a livello mondiale strategico, tanto da essere escluso della cessione delle attività europee di General Motors a Peugeot-Citroen dell’inizio 2017. A Torino infatti GM studia, ricerca e progetta i motori diesel (GM Global Propulsion Systems) con 700 addetti alle attività di ricerca. Ancorchè l’azienda americana abbia attuato in Europa una strategia di disinvestimento, rimane fondamentale per l’azienda di Detroit mantenere una forte presenza nel Continente, anche per non perdere il contatto con i fornitori locali. Si pensa addirittura di rafforzare l’attività di ricerca ampliando i temi trattati, e probabilmente di creare o rafforzare altre aree tecniche, di gestione fornitori, di strategia. Per altro l’area torinese e piemontese in genere vantano molte eccellenze produttive nel settore, anche rappresentate da medie imprese che competono quotidianamente sul mercato mondiale. Un ecosistema sano che ha subito una epocale crisi durante la quale alcune realtà sono anche incolpevolmente scomparse, ma altre hanno potuto e saputo razionalizzare al meglio l’attività e si presentano oggi forti e competitive.

A livello locale ad oggi poco si è riflesso in start up, se non alcune eccezioni. A livello mondiale invece, come attesta il rapporto CB Insights, solo nel 2016 le start up che si occupano di mobilità hanno ottenuto capitali di rischio per un totale di 1 miliardo di dollari, rivolti ai diversi aspetti emergenti del settore: auto elettrica, software e connessione, guida assistita. ENEL ha puntato ad esempio sul rifornimento delle auto elettriche. Acquisendo in California eMotorWerks, specializzata in soluzioni avanzate per l’energia e l’e-mobility. «La mobilità elettrica ha il potenziale per diventare una delle tecnologie più rivoluzionarie con cui la moderna rete elettrica abbia mai avuto a che fare negli ultimi cento anni», dichiara Francesco Venturini, direttore della Divisione globale e-Solutions di Enel. «La rivoluzione della mobilità elettrica sta portando le utilities, gli operatori di rete e i clienti a ripensare i tradizionali modelli di business, a investire in nuove infrastrutture e a lanciare nuove soluzioni che promuovano una rete flessibile e resiliente».

Dove i big operano e si sviluppano, lì si può però creare il microclima ideale per start up di settore. Questa può essere per il Piemonte una parte della sfida. Saper approfittare delle energie profuse per promuovere progetti di start up nel settore automotive. Sfruttando le molte attrattività del nostro territorio. Grandi e medie imprese che possono essere soci, partner, fornitori, clienti. Strumenti finanziari pubblici e se possibile interventi delle istituzioni finanziarie private che accompagnino e aiutino la nascita e lo sviluppo. Un patrimonio di tecnologia, esperienza, tradizione, know how unico al mondo. Centri ricerca attivi e protagonisti. Un sistema della formazione e dell’alta formazione di altissimo livello anche proprio in questo ambito. Un sistema di governo locale e di PA pubblico che deve essere efficiente, accogliente e pensato per sfruttare al meglio le molte possibilità esistenti anche a livello nazionale e europeo.

Questi fattori di attrazione dovrebbero essere oggetto di progetti condivisi per le start up, che mettano intorno allo stesso tavolo realtà industriali, finanziatori, istituzioni, enti territoriali, associazioni di categoria,  università e politecnico, tutti i soggetti interessati e coinvolti.

Ciascuno con i propri fini istituzionali, ma comprendendo la ricchezza insita nella collaborazione.

Ogni impresa con il suo business plan e il suo progetto di impresa, ma pronta a cogliere tutte le possibilità insite in un networking per le start up ben funzionante.

Per far prendere al Piemonte il “treno dell’automotive” anche nell’ambito del fare nuova impresa.

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