Inchiesta

Land of opportunities

di Bernardo Basilici Menini

Tante, nuove, con destini alterni. Sono le start up le grandi debuttanti nell’economia mainstream e in quella del tessuto sociale ed economico dei territori. E, con i riflettori puntati addosso da pochi anni, sono già, a loro modo, diventate tra le protagoniste assolute delle analisi e dei discorsi sulle prospettive future. E non solo in modo generalizzato nel Bel Paese, ma anche in una regione che è storicamente un treno produttivo dell’Italia: il Piemonte. Perché quello che era il confine geografico e istituzionale del settore industriale più grande d’Europa, col tempo ha dovuto reinventarsi. Se la via prediletta, smantellati i macchinari pesanti, è stata quella del terziario, negli ultimi anni sono comparse iniziative economiche di piccoli che hanno cominciato da un’idea provando a trasformarla in impresa, che si sono buttate nella mischia di un mare decisamente affollato, dove qualcuno riesce, qualcun altro sopravvive, in molti naufragano.

Il Piemonte può essere terra di start up? Tanti giovani – e meno giovani, in alcuni casi – possono scegliere la via dell’imprenditoria d’avanguardia nella regione? E soprattutto cosa manca per essere una land of opportunities, una frontiera che spinge, incoraggia e sostiene i propri pionieri nella ricerca del successo economico? Domande difficili e risposte lontane, spesso troppo lontane dagli addetti ai lavori e dagli osservatori, che guardando dall’alto il fenomeno finiscono per perderlo di vista sulla strada. Una strada fatta di piccoli attori, attenti alle piccole cose, che nella maggior parte dei casi alternano brevi e decise accelerate a lunghi momenti di costruzione e stabilizzazione. E che spesso descrivono il proprio tentativo come strettamente legato alla prossimità economica e sociale con i propri interlocutori.

È il contatto il cuore pulsante della start up piemontese. Contatto tra le persone che ci lavorano dentro, perché si parte da soli e si punta tutto sulle risorse umane, contatto con gli incubatori e le fondazioni, perché si parte senza soldi e senza know how aziendale, contatto con i bisogni di quelli che saranno i clienti, perché altrimenti non si sfonda. Tanti, dicevamo, sono i pionieri che si sono lanciati alla ricerca del successo. Pochi sono quelli che l’hanno raggiunto o che ancora hanno le caratteristiche per rincorrerlo. Starthub Torino ha fatto un viaggio tra alcune di queste iniziative, per conoscerne la vita di tutti i giorni, e dare una risposta a una domanda precisa: il Piemonte, dove le start up nascono come funghi, è una terra fertile per farle crescere e riuscire?

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