Inchiesta

Land of opportunities – Ermes Cyber Security

La sicurezza informatica è sempre più una priorità. Oggi il pericolo arriva da chi punta ad ottenere informazioni sensibili da dispositivi informatici e sistemi di protezione. Una tecnica definita “fingerprinting” che riesce a “fotografare” anche il livello di aggiornamento dell’antivirus. E’ questo il regno dei web tracker, “servizi tracciatori” che monitorano i movimenti degli utenti sulla rete ricavando profili dettagliati e informazioni private. Sulla scia del web tracker, un hacker può sviluppare il malware perfetto per calibrare attacchi mirati.

Per fronteggiare in modo innovativo questi pericoli è nata a Torino nel maggio 2017 la start up Ermes Cyber Security.  Un’idea di tre ricercatori esperti di cyber security ed intelligenza artificiale. Si tratta di due ex ricercatori del Telecomunication Networks Group del Politecnico di Torino, Hassan Metwalley e e Stefano Traverso, insieme a Marco Mellia, docente di Elettronica e Telecomunicazioni.

Un team giovane esperto in cyber security, data science, big data, machine learning ed intelligenza artificiale. Ermes è una piattaforma, aggiornata in tempo reale attraverso algoritmi brevettati che filtrano il traffico web con una sorta di semaforo che blocca le invasioni associate ai tracker. Un sistema direttamente installato su ogni client, fisso o mobile.

«Certo i Web tracker fanno parte dell’economia di internet. Sono oltre 20mila nel mondo e rappresentano la moneta con cui paghiamo tanti servizi gratuiti. I più importanti sono Linkedin, Google, Facebook». Spiega Hassan Metwalley, che si domanda: «Chi ci assicura che non rivendano le nostre informazioni?  E’ questo un sistema di finanziamento attivo in pieno aumento parallelamente gli attacchi degli hacker. Soggetti che non sono più singoli ragazzotti sistemati in un garage incollati a un pc ma delle vere e proprie organizzazioni criminali».

«Il tracciamento delle info – continua – avviene quasi automaticamente ed a questo si aggiunge la rivendita di dati e l’utilizzo diffuso di informazioni anche sensibili. Dati specifici dettagliati e non aggregati o anonimizzati come dovrebbe essere».

Ma in che cosa si differenzia questa piattaforma ospitata presso l’incubatore del Politecnico: «Abbiamo inventato un sistema di protezione rapido ed efficiente che si differenzia dal resto in quanto siamo ricorsi all’ intelligenza artificiale». L’esperto entra nel merito della questione: «Molti giganti del settore scoprono se un servizio sia tracciato o meno affidando l’identificazione ad un pool di esperti che filtrano le comunicazioni. Questo in tempi molto ampi che, se si tratta di un nuovo web tracker, possono arrivare anche a più di due tre mesi. Noi invece, ricorrendo ad algoritmi e intelligenza artificiale, abbiamo ridotto il tempo di scoperta a pochi minuti, con un lavoro trasparente attraverso un software che blocca immediatamente il traffico cattivo».

Oltre a eliminare queste pericolose intrusioni e tracciature il sistema fa “respirare” il pc che, privato di montagne di pubblicità e spam, naviga più velocemente con più banda.

Ma chi assicura che qualcuno non approfitti di tutto il potenziale di dati e info che si intende tutelare?

«Per quanto ci riguarda- risponde Metwalley – nel nostro modo di operare su traffico di rete e comunicazioni privilegiamo il discorso sul destinatario con dati elaborati dai nostri algoritmi. Questo ignorando il corpo del messaggio. Insomma i dati restano all’azienda e non sono da noi visti».

Lo startupper di Ermes precisa come invece i web tracker operino di fatto come con un “retino”, raccogliendo i metadati, ovvero le tracce che restano nel pc delle nostre comunicazioni, navigazioni, aperture di siti. Tracce che sono in grado di ricostruire precisi profili degli utenti con info vendibili.

Ermes punta entro fine anno al mercato europeo e poi a quello americano e asiatico.

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