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Economia: un 2025 difficile per il Piemonte

Come sta la nostra economia? E i bilanci delle famiglie? È come al solito un bilancio fra luci e ombre quello tracciato dal Rapporto sull’Economia del Piemonte presentato mercoledì 18 giugno da Banca d’Italia. Una fotografia di un territorio che patisce la crisi dell’industria (da Stellantis in giù) e teme l’impatto dei dazi USA, con export in affanno e un turismo in crescita ma non ancora motore trainante.

Nel 2024 il Piemonte ha registrato una crescita economica dello 0,7%, in linea con il dato nazionale e leggermente superiore alla media del Nord, anche se nel Nord Ovest si osserva una performance più debole. L’inizio del 2025 mostra un lieve miglioramento congiunturale, ma il contesto resta fragile.

Il settore industriale è in affanno, con una contrazione nella produzione e nel valore aggiunto, aggravata dalla riduzione dell’export verso la Germania. In crisi l’automotive: nel polo torinese, la produzione di autovetture ha toccato i minimi storici, con Mirafiori a -70%. Tutto il comparto manifatturiero ne risente, penalizzando investimenti e accesso al credito.
A fare da contraltare, il terziario non finanziario mostra segnali di vitalità, spinto dai servizi alle imprese e dall’ICT. Il commercio resta debole, mentre il turismo continua a crescere, soprattutto grazie agli stranieri, sebbene a un ritmo più contenuto rispetto al 2023.
Le costruzioni tengono alta la produzione, sostenute dai cantieri legati al PNRR. Le imprese piemontesi che hanno beneficiato del Piano rappresentano circa un quarto del fatturato regionale, tra lavori pubblici, forniture e incentivi.
Il credito resta debole, frenato da un ciclo industriale stagnante e tassi ancora elevati. La redditività cala, specie nella manifattura, e anche la liquidità diminuisce leggermente, pur restando storicamente alta. Più chiusure aziendali e saldo demografico negativo, sebbene non ancora ai livelli pre-Covid.
L’introduzione di nuovi dazi USA a inizio 2025 ha aumentato l’incertezza. Il Piemonte ha un’esposizione inferiore alla media nazionale verso il mercato americano, ma settori strategici come automotive, aerospazio, oreficeria, macchinari e bevande restano vulnerabili.

Per il 2025 si prevede una stabilità nei ricavi industriali, con un modesto recupero degli investimenti. Nel terziario si attende un miglioramento del fatturato, mentre nelle costruzioni i livelli produttivi dovrebbero mantenersi alti.
Sul fronte occupazionale, nel 2024 si è superato il livello pre-pandemia, grazie a costruzioni e servizi non commerciali. Tuttavia, persistono segnali di debolezza nella manifattura. I salari nominali sono cresciuti più della media nazionale, ma il potere d’acquisto resta sotto i livelli del 2021, eroso dall’inflazione.
L’intelligenza artificiale avrà un impatto rilevante sull’occupazione: per il 28% degli occupati piemontesi si prevede complementarità tecnologica, mentre per il 25% sussiste un rischio di sostituzione.

Per le famiglie, il potere d’acquisto migliora grazie alla crescita dei redditi e al rallentamento dell’inflazione, ma i consumi restano deboli, soprattutto per quanto riguarda l’acquisto di auto. In controtendenza, crescono i mutui, soprattutto tra i giovani.

Gli investimenti pubblici aumentano, trainati dal PNRR: a maggio 2025, 7,7 miliardi sono stati stanziati per soggetti pubblici e 2,2 miliardi per i privati. La dotazione pro capite è di 2.300 euro, leggermente sotto la media italiana ma superiore a quella di molte regioni del Nord.
Restano però nodi strutturali da sciogliere. Dal 2007 al 2023 il Piemonte ha sottoperformato rispetto al resto del Nord e del Paese, a causa di dinamiche demografiche negative e di una bassa produttività totale dei fattori, legata a carenze in innovazione, capitale umano e contesto istituzionale.

Le startup innovative sono meno diffuse, anche se più orientate alla brevettazione. Il sistema universitario funziona nel trasferimento tecnologico, ma la quota di laureati è bassa. La digitalizzazione della PA è sopra la media, ma imprese e popolazione sono ancora in ritardo.