Intervista

WaitHero – il tuo cameriere digitale

“Era ottobre del 2019, prima che la pandemia cambiasse le nostre vite e le nostre prospettive, quando, parlando con un amico ristoratore, mi sono reso conto di quanto il moltiplicarsi di app di delivery e similari stessero rendendo sempre più difficile gestire efficacemente un’attività di ristorazione. A quel punto è scattata la scintilla che mi ha motivato ad intraprendere il cammino che ormai percorro da due anni e mezzo.”

È da qui che ha inizio la storia di WaitHero, un’app che si propone di diventare un vero e proprio punto di riferimento nel settore Ho.Re.Ca., un aggregatore in grado di portare su un’unica piattaforma tutti i servizi digitali della ristorazione: menu digitali, salda il conto, ordina nel locale, prenota, preordina, asporto, delivery e pagamenti digitali. Il suo creatore è Gianandrea Siccardi, imprenditore torinese, che ha riversato in questo progetto tutte le sue energie e la sua creatività e che oggi intervistiamo.

“Avevo di recente concluso un importante affare immobiliare e, dopo il colloquio con quel ristoratore, ho deciso di lanciarmi in un progetto nuovo, – procede Gianandrea – ma certo non è stato semplice. L’assenza iniziale di risorse, fortunatamente, è stata compensata dalla grande disponibilità dei miei amici e della mia famiglia, a cui vanno come sempre i miei più sentiti ringraziamenti, che hanno fatto il possibile per aiutarmi a muovere i primi passi nel complicato cammino di colui che decide di fondare la sua prima startup.” Un percorso invero non scevro di difficoltà nonostante gli aiuti, anche economici, ricevuti dai suoi cari, infatti: “Per tenere in piedi il progetto è stato necessario lavorare tutti i giorni anche più di 12 ore al giorno 7 giorni su 7, – ritmi davvero serrati – dovendo coordinare un team che spesso lavorava gratis e nel weekend in vista di una ricompensa che sarebbe potuta arrivare solo con il successo di questa innovativa piattaforma. Ovviamente dover incastrare le esigenze di tutti dal punto di vista organizzativo è stato immensamente complicato, anche perché non si possono avere grosse pretese nei confronti di chi ti sta facendo un favore, ed inizialmente è stata molto dura costruire da zero tutte le logiche necessarie per dar vita ad una startup, ma anche attraverso gli inevitabili errori ho appreso importanti lezioni ed ho imparato a conoscere meglio questo mondo. Di grande importanza è stato anche imparare le basi del coding, grazie al quale ho potuto contribuire in prima persona allo sviluppo dell’applicazione. Ora, in un’idea di un progetto che potrebbe espandersi a macchia d’olio in Europa, ho portato la mia sede di lavoro a Londra dove ho ricevuto anche i primi due round di finanziamenti, prima da 100mila euro grazie alla fiducia di un amico – si sa il primo finanziamento è il più difficile da ottenere dacché la credibilità è inevitabilmente poca – e quindi uno nuovo da 450mila sterline, da una società di venture capital, dalla british business bank e da vari amici dell’università. Con questi soldi è stato possibile finanziare le spese per mettere in funzione la versione beta dell’app e portarla sui vari store digitali, nonché assoldare un team che si occupi del lungo lavoro di data entry.”

Ora che abbiamo raccontato per sommi capi le sue vicende per arrivare al presente sarà però opportuno capire meglio che cosa caratterizzi questo progetto e quali siano i punti di forza attraverso cui punta al successo, e Gianandrea non ci lascia sulle spine: “WaitHero porta con sé quattro principali innovazioni per il settore della ristorazione, più uno di bonus, per così dire. La prima rimanda direttamente al nome dell’app, WaitHero: in inglese infatti “waiter” vuol dire cameriere, mentre “hero” eroe e quest’app attraverso un algoritmo tutt’ora in fase di sviluppo vuole trasformarsi in una sorta di super cameriere, che conoscendo i gusti del cliente grazie ai suoi precedenti ordini, gli mostra un menu personalizzato del ristorante, di fatto agendo come un maggiordomo di fiducia in grado di soddisfarne i desideri e proporgli piatti nuovi che potrebbe apprezzare. Non solo, la granularità del menu, aggiornato minuto per minuto, permetterà anche di elidere i piatti per cui il ristoratore segnali di aver eventualmente finito gli ingredienti o che non desidera fa ver vedere in certi giorni. La seconda innovazione che porterà sulle nostre tavole sarà un sistema di pagamento innovativo in grado di condividere il conto tra amici in pochi swipe e far pagare in appena 5 secondi grazie ad un sistema di QR code univoci, simili a quelli usati dall’azienda francese Sunday. Sarà inoltre integrato un conto in App simile a quello di PayPal che potrà essere ricaricato secondo le preferenze; con piacere ed orgoglio, inoltre, annuncio che di recente abbiamo stretto una partnership con Satispay, startup ormai cresciuta e originaria della vicina Cuneo, che permetterà di pagare attraverso il conto di questa ormai celebre app. Il terzo punto riguarda invece il rapporto tra fornitori e clienti: dopo aver ordinato un piatto ed averlo valutato positivamente, l’app suggerirà al fruitore i materiali utilizzati che sono stati di suo gradimento permettendogli di ordinarli direttamente a casa sua. Questo è reso possibile dal collegamento di WaitHero a CassainCloud che gli permette di monitorare con semplicità gli ordini anche quando avvengono all’interno di un ristorante. Infine l’ultima funzionalità principale proposta sarà il “delivery modulabile” ovvero la possibilità di far scegliere al ristoratore un’area in cui consegnare autonomamente e oltrepassata quella di affidare automaticamente l’ordine ad un servizio di delivery affiliato, facendo risparmiare soldi e tempo al proprietario dell’attività. Una funzione invece più accessoria, ma che abbiamo deciso di implementare comunque – conclude Siccardi – è l’inserimento nell’app di una bacheca di annunci di lavoro che permetta a chi cerca un’occupazione temporanea, come ad esempio gli studenti universitari, di accedere a una vasta offerta di brevi contratti per serate particolarmente impegnative che richiedono più personale di altre.”

Con l’intervista che si avvia alla sua conclusione abbiamo toccato altri temi, tra cui l’impatto del Covid ed il conseguente boom del fenomeno del delivery in Italia, così ne parla il nostro intervistato: “Questo mese (aprile ndr) abbiamo superato i 20mila ordini complessivi sulla nostra app, per un volume di transazioni da oltre mezzo milione di euro, nonostante l’attivazione di pochi ristoranti selezionati e nonostante i servizi di cui si è parlato poco fa non siano ancora stati portati a temine, dunque questo inizio fa ben sperare. Sono davvero contento di come sta procedendo questo percorso e, se potessi tornare indietro, lo rifarei senza esitazioni nonostante gli sforzi richiesti e gli imprevisti sul percorso. Già, perché se la Brexit, pur essendo noi stanziati a Londra, non ha influito molto sul mio lavoro, la pandemia invece qualche danno lo ha fatto. La quarantena e la conseguente esplosione del fenomeno del delivery hanno infatti reso la concorrenza ancora più agguerrita ed è stato necessario accelerare il processo per entrare rapidamente sul mercato prima che i colossi del settore divorino lo spazio che rimane. Ma non ci scoraggiamo, la nostra strategia per perforare il mercato consiste infatti nell’offrire ai ristoratori un servizio innovativo, poliedrico ed efficiente che aiuti i gestori di un’attività Ho.Re.Ca. concretamente a far fronte al sempre maggior numero di app richieste per il costo di appena l’1% sull’intera transazione (esclusa l’eventuale consegna e la commissione bancaria), molto poco se si considera che un servizio di delivery richiede fino al 30%. In Italia – conclude poi con un’ultima riflessione sul futuro del settore – abbiamo assistito negli ultimi anni ad un boom del fenomeno del delivery, ma non potrà mai rimpiazzare l’esperienza di mangiare in un ristorante ora che le condizioni sanitarie lo permettono, ciò che rende il mercato delle consegne d’asporto tanto florido nonostante la fine della pandemia è più che altro la tendenza a cucinare sempre meno dei privati cittadini che, come già avviene da più di 10 anni a questa parte nelle grandi città statunitensi e britanniche, si serviranno sempre di più di questo tipo di servizio per vari pasti anche durante la settimana e senza la necessità di particolari occasioni.”

Davide Cuneo

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