Editoriale

Una speranza da non tradire

di Andrea Doi

Seppur in grosso ritardo rispetto agli altri Paesi europei sempre più l’innovazione assume importanza anche in Italia. Soprattutto negli ultimi tempi. Ciò è dimostrato anche dal Fondo per l’Innovazione varato dal governo e presentato, come abbiamo documentato in un ampio servizio su questo numero, a Torino dal vicepremier e ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio.

Una scelta non casuale quella del capoluogo piemontese per il ruolo che sta avendo la nostra città in questo campo. Proprio Torino infatti ospita sperimentazioni sull’automotive (auto a guida autonoma), droni e connessioni di dati di nuova generazione come il 5G. Restano però molti dubbi sullo stato di salute di aziende innovative e start up, perchè al di là dei proclami e delle kermesse dove tutto “va bene” non si può restare sordi davanti a chi dice che le cose non sono tutte rose e fiori. Infatti l’impegno di governo ad oggi è ancora un’incognita.

Già perchè ci vorranno almeno tre mesi per vedere se il Fondo Nazionale Innovazione prenderà realmente forma. Quindi fino a questa estate il nuovo corso non sarà realmente avviato. In varie regioni nascono quotidianamente nuove imprese innovative. Sono soprattutto i giovani a crederci. Ma se questi dati sono di buon auspicio, non lo è invece il fatto che non sono molte quelle start up che dopo alcuni anni restano ancora in piedi. Le idee ci sono e l’italiano da “poeta, santo e navigatore” è diventato anche innovatore. Ma spesso è costretto ad arrendersi per una mancanza di sostegno da parte delle istituzioni.

Il Fondo per l’Innovazione se tutto andrà come promesso dal Mise logicamente potrebbe cambiare le sorti si molte start up. Come detto, bisognerà ancora aspettare per realizzare “l’obiettivo di mettere al centro dello sviluppo l’innovazione per far fare al Paese un salto di qualità”: un miliardo che potrebbe raddoppiare con gli sgravi fiscali per sostenere gli investimenti è l’ossigeno che manca. Ma non deve diventare soltanto una mera speranza, figlia della propaganda, che non vedrà mai la luce.

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