Editoriale

Per una nuova innovazione

L’innovazione è per molti ormai sinonimo di avanzamento tecnologico, di digitale e di tutto il mondo tech ad esso connesso. Ma pensare all’innovazione come sinonimo di progresso tecnologico è riduttivo e ci limita nel progettare una società più equa.
L’innovazione, infatti, non è insita solo in prodotti con un livello di sofisticazione sempre maggiore, ma anche nel progettare nuove dinamiche attraverso cui ridefinire il modo stesso di diffondere il benessere tra le persone.
Un esempio concreto di questo tipo di innovazione “dimenticata” sono le Società Benefit, un modello societario ibrido che, pur non distaccandosi del tutto dalle logiche del mercato (che non sono necessariamente le medesime del profitto), mira a coniugare la possibilità di trarre un legittimo guadagno dalle sue attività (non si tratta infatti di organizzazioni no-profit) e al contempo, però, di portare un concreto contributo alla comunità, sia questo a livello sociale o ambientale, due temi sempre più al centro dell’attenzione non soltanto delle istituzioni, ma anche dei privati cittadini e, quindi, del mercato stesso. E quest’ultimo, come sempre, mantiene la sua nota imparzialità dinnanzi alle scelte dei consumatori e dei produttori.
Società di questo tipo possono in effetti rappresentare la chiave di volta per risolvere i gravi problemi che attanagliano il welfare non solo italiano, ma anche europeo (e in misura minore anche quello americano, da sempre più “leggero”), riuscendo a ricucire quel distacco che si è venuto a creare tra ciò che è economicamente sostenibile e ciò che è lomè invece da un punto di vista ambientale e sociale. La crisi del welfare è senza dubbio una delle sfide più grandi che l’Europa si sta trovando ad affrontare negli ultimi anni, ma attraverso i nuovi strumenti tecnologici, primo su tutti le intelligenze artificiali, la grande svolta dell’ultimo decennio, se non del secolo, potremmo riuscire finalmente a trovare la quadra per rendere economicamente sostenibili le spese che continuano ad accrescersi a causa del costante invecchiamento della popolazione.
In questo senso un esempio potrebbe essere rappresentato dalla microprofilazione, ovvero dalla mappatura sempre più accurata che gli strumenti informatici ci permettono di trarre di qualsiasi tendenza e dato che riguardi un qualsiasi soggetto, inclusi i bisogni degli individui. “Il tempo delle vacche grasse è terminato” diceva pochi anni fa Macron, dunque dobbiamo prestare una particolare attenzione a coprire i bisogni dei cittadini con servizi personalizzati che riducano al minimo gli sprechi, cosa possibile solo analizzando i loro bisogni e ricordando che, citando Tolstoj, “le famiglie felici si somigliano tutte, ogni famiglia infelice lo è a modo suo”.

Andrea Araldi