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L’umarell (bolognese) digitale

Torniamo ancora a Bologna, nel Tecnopolo delle meraviglie, dove si stanno ultimando lavori per l’installazione di Leonardo, il supercomputer che fa di tutto, dal meteo allo studio dei dati sull’invecchiamento… Se Leonardo sarà veramente capace di essere la tecnologia abilitante per cui è stato progettato allora Bologna, sede della più antica Università del mondo, tornerà ad essere un crocevia dell’ecosistema della conoscenza.
Nella città delle due Torri c’è anche la International Foundation Big Data and Artificial Intelligence for Human Development, con tre obiettivi ambiziosi almeno quanto il progetto Leonardo. Il primo consiste nel consolidare, valorizzare e promuovere la ricerca scientifica e le sue implicazioni interdisciplinari, con particolare riferimento a big data e intelligenza artificiale. Il secondo si concentra sulla ricerca e lo studio degli scenari relativi alle trasformazioni del sistema economico e sociale in relazione alle grandi sfide del nostro tempo: cambiamento climatico, emergenze sanitarie, sfruttamento delle risorse e gestione dei sistemi urbani complessi e applicazione di tecnologie convenzionali e innovative. Il terzo riguarda la divulgazione del ruolo e delle potenzialità che l’intelligenza artificiale e i big data possono avere nell’affrontare problemi globali e non solo, l’impatto della tecnologia e del digitale sulla vita delle persone.

L’intento è quello di aumentare la consapevolezza del grande pubblico, oltre che di imprenditori e mondo politico, sull’importanza di queste nuove tecnologie “al servizio di un nuovo sviluppo inclusivo, sostenibile, aperto e quindi umano.”.
Insomma un ente che guarda allo sviluppo e che intende il digitale come strumento per la comunità e la persona. E soprattutto un organo che studia l’innovazione analizzandone il contesto e l’ecosistema, con un approccio multidisciplinare, nell’ottica dell’innovazione, lo ripetiamo ancora un volta, come fattore culturale oltreché tecnologico.

Un piccola divagazione utile, credo. Vanno molto di moda nei negozi di design e oggetti di arredamento le statuette in plastica di varie dimensioni e colori che raffigurano un signore anziano con le braccia conserte dietro alla schiena. Mi hanno spiegato a Bologna che la statuetta raffigura l’umarell bolognese, il pensionato intento tra le altre cose a guardare i cantieri, ormai una icona dell’etnografia urbana postmoderna. Per documentare le fasi di installazione del supercomputer è stato costruito un sito https://lnkd.in/d79uTwMk, quindi se l’umarell ha il raffreddore o se piove si può guardare il cantiere dal sito, commentare e brontolare come se si fosse fisicamente sul posto, un bel modo di coinvolgere le persone e le comunità nei processi di innovazione.

Diego Castagno