Inchiesta

EDIT

Sharing Economy del food

Se per i Combo Hostel di Gastameco bisognerà ancora aspettare il 2019 ben diverso è quanto si registra in Via Cigna.

Tra le proposte più significative che hanno portato alla costituzione di un vero e proprio polo del food e del drink dai concept molto originali in un quartiere come Barriera di Milano, al confine con Aurora, vi è Edit (Eat Drink Innovate Together).

Un incubatore enogastronomico, nato nel novembre 2017, che ha preso il posto dell’ex fabbrica di cavi Incet. Una location decisamente trendy e multifunzionale che propone la condivisione nella produzione e nel consumo del cibo. Un progetto voluto dall’ex banchiere Marco Brignone. Un grande spazio di oltre 2000 metri quadri, arredati dagli architetti dello studio La Matilde con cucine, laboratori di panificazione, un birrificio, cocktail bar e ristorante. Più che le parole contano però i numeri. «Abbiamo sorprendentemente superato le 35mila presenze in tre mesi. Il nostro è un work in progress e intendiamo andare avanti specie sulla condivisione degli spazi». A parlare con evidente soddisfazione è Giovanni Restrelli, giovane ad di Edit che ha seguito il progetto dai suoi albori, che precisa come «la vera novità è la possibilità di affittare le cucine e anche il birrificio, quando non è da noi utilizzato, per produrre la propria birra. Una sorta di coworking del food che, dopo aver ospitato alcune start up, ora intende aprirsi al pubblico dimostrando grande attenzione agli sviluppi della sharing economy. Il tutto è caratterizzato da un ambiente portato alla socializzazione con il dominare dei tavoloni. Sul discorso qualità vi è il coinvolgimento di veri professionisti del settore. Noti chef (come Pietro Leemann e Renato Bosco) che assicurano standard molto elevati, mentre per gli originali drink del cocktail bar vi sono egli esperti del locale Barx8 a due passi dalla Gran Madre.  Una location trendy che un mese fa ha ospitato una cena che, insieme a diversi calciatori juventini (Marchisio, Barzagli, Chiellini, Sturaro) e il rossonero Leonardo Bonucci,

Restelli, come si sta caratterizzando il vostro concept di “incubatore gastronomico”?

Il nostro è davvero un work in progress. Stiamo impegnandoci per portare avanti il discorso delle cucine condivise. Abbiamo ospitato alcune start up ma il nostro obiettivo è quello rispondere alla richiesta emergente di spazi per cucinare da parte di privati e professionisti. Questo utilizzando quattro cucine che abbiamo pronte e attrezzate.

Come garantite il rapporto food – qualità?

Beh non a caso ci siamo rivolti a veri professionisti del settore. Noti chef e barman che possono garantire standard molto elevati.

Come funziona per le birre “ospitate”?

Oltre alle cucine affittiamo anche il birrificio, quando non è in produzione, a chi volesse cimentarsi come mastro birraio e proporre la sua birra. Alla fine decidiamo se è meritevole di essere ospitata nelle nostre spine dello spazio commerciale. Ricordo che tra non molto presenteremo una nuova birra proprio qui prodotta da “mastri” provenienti dall’alessandrino per fare questa esperienza con la nostra assistenza.

Un’esperienza che si sviluppa in una zona non facile come quella a cavallo tra Barriera di Milano e Aurora?

Non siamo per niente lontani dal centro tuttavia notiamo che la gran parte della nostra clientela arriva da altre zone. Certo queste iniziative riescono a dare un contributo significativo per riqualificare il quartiere. Ricordo che per Edit è stato prima deciso l’investimento immobiliare, in questa che era una ex fabbrica, e solo dopo è stato scelto questo progetto innovativo che ora occupa una settantina di persone.

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